Cosa spinge una persona a rischiare la propria vita, a mettere da parte famiglia, amici e affetti per realizzare l'impossibile? Scalare il monte Everest senza l'uso di ossigeno. Espandi ▽
Rasmus Kragh si è sempre spinto al limite: corse, maratone, arrampicate, ogni prova che potesse portare all'estremo il suo fisico e la sua mente, lui la inseguiva. Fino a quando sembra prevalere una pratica migliore delle altre con l'arrampicata, la scalata, e come unica immagine in fondo a questo periplo psico-fisico la cima più alta del mondo, l'Everest. Ma Rasmus non è uno che si rende le cose facili, così il suo obiettivo è sì arrivare agli 8.848 metri, ma senza usare le maschere di ossigeno. Un'impresa già fatta in passato, ma un'impresa sempre e comunque rischiosa, quasi mortale. Questo progetto avventuroso si trasforma in un viaggio nell'ego smisurato e solitario di Rasmus...
Il documentario di Jesper Ærø, nonostante alcuni momenti che allargano l'immagine, non va oltre il racconto di un'ossessione sì pericolosa ma a volte sfiancante.
Ad un certo punto l'immagine si apre e accoglie altro-da-sé, cioè altro da Rasmus, e per un breve istante cogliamo da fuori questo giovane danese ossessionato solo e soltanto dalla sua impresa, che ha dimenticato ogni cosa, ogni altro sguardo, ma non quello della madre. E così finisce la sua storia.